di Vincenzo Paliotto (editoriale SBB 5 Febbraio 2008)
Sebbene al cospetto di un Verona in tono completamente dimesso e mortificato nelle ambizioni e nel suo blasone storico dall’ultimo posto occupato in classifica, la Cavese coglie al Bentegodi la prima vittoria della gestione Aldo Papagni, dando un volto nuovo ed un senso diverso al proprio campionato. E’ pur vero che non può bastare una domenica di gloria a cancellare e a sminuire i problemi di una stagione tribolata, condita da molti momenti a fortune alterne, tuttavia la Cavese del nuovo corso, rinata dalla proprie ceneri nello stretto giro delle trattative del mercato di gennaio, sembra convincere e nascere nello spirito e nelle idee sotto una buona stella. Nel tempio del calcio scaligero, dove in tempi non sospetti transitò anche uno Scudetto vero e meritato con il grande Verona di Osvaldo Bagnoli, la Cavese sciorina anche un calcio godibile e di livello tecnico apprezzabile, mettendo in seria crisi la sgangherata truppa di un disorientato mister Sarri. Evidentemente la domenica di sosta del campionato ha giovato al mister pugliese per prendere confidenza con la squadra ed in particolar modo per permettere ai giocatori di assimilare i nuovi schemi. Sicuramente alla fine della stagione ci sarà un unico ed evidente rimpianto, quello di aver trovato Papagni alla guida della Cavese soltanto nel mese di gennaio, dopo il sacrificio di altri due tecnici e di una gestione dello spogliatoio non proprio ideale. Ad ogni modo, il tempo a disposizione c’è per costruire qualcosa di buono e di concreto in ottica futura. Prospettiva pienamente condivisa sia dai giocatori che dalla dirigenza.
Oltretutto nel giorno di gloria dei biancoblù, il successo porta addirittura una griffe d’autore, quella proprio del protagonista più atteso dall’inizio della stagione e quasi sempre e clamorosamente mancato. Quel Federico Giampaolo dai grandi trascorsi calcistici che proprio a Verona è riuscito ad andare in gol per la prima volta in stagione, sfatando qualcosa di più di un sortilegio. Insomma, sbloccandosi in fase realizzativa anche lo sfortunato, ma simpatico Homer dei famosi Simpson, la cura Papagni sembra sortire effetti anche sulle patologie sulle quali gli esperti godevano di minori o quasi nulle speranze. Al di là del risultato, la squadra metelliana ha rivelato una condizione generale tecnica ed agonistica ottimale, ma soprattutto riscoprendo lo spirito di gruppo e di squadra. Papagni, da tecnico intelligente e preparato, ha privilegiato il rapporto umano e del dialogo, restituendo all’ambiente fiducia e serenità, ma dando innanzitutto ad ogni elemento della rosa la dovuta opportunità di esprimersi.
Il Bentegodi, dunque, ci restituisce una Cavese bella e vincente, che mette un altro sigillo importante nella sua favolosa storia, espugnando il bellissimo stadio veronese, teatro di pagine epocali per il calcio italiano, oltretutto di fronte ad una tifoseria particolarmente ostile nei confronti della gente del Sud. Del resto come analogo è stato il comportamento delle forze dell’ordine a Verona, anche se gli uomini in divisa distinzioni geografiche e razziali non dovrebbero mai farle.
Oltretutto nel giorno di gloria dei biancoblù, il successo porta addirittura una griffe d’autore, quella proprio del protagonista più atteso dall’inizio della stagione e quasi sempre e clamorosamente mancato. Quel Federico Giampaolo dai grandi trascorsi calcistici che proprio a Verona è riuscito ad andare in gol per la prima volta in stagione, sfatando qualcosa di più di un sortilegio. Insomma, sbloccandosi in fase realizzativa anche lo sfortunato, ma simpatico Homer dei famosi Simpson, la cura Papagni sembra sortire effetti anche sulle patologie sulle quali gli esperti godevano di minori o quasi nulle speranze. Al di là del risultato, la squadra metelliana ha rivelato una condizione generale tecnica ed agonistica ottimale, ma soprattutto riscoprendo lo spirito di gruppo e di squadra. Papagni, da tecnico intelligente e preparato, ha privilegiato il rapporto umano e del dialogo, restituendo all’ambiente fiducia e serenità, ma dando innanzitutto ad ogni elemento della rosa la dovuta opportunità di esprimersi.
Il Bentegodi, dunque, ci restituisce una Cavese bella e vincente, che mette un altro sigillo importante nella sua favolosa storia, espugnando il bellissimo stadio veronese, teatro di pagine epocali per il calcio italiano, oltretutto di fronte ad una tifoseria particolarmente ostile nei confronti della gente del Sud. Del resto come analogo è stato il comportamento delle forze dell’ordine a Verona, anche se gli uomini in divisa distinzioni geografiche e razziali non dovrebbero mai farle.
Nessun commento:
Posta un commento