mercoledì 16 gennaio 2008

La nostra Cavese e l’isola che non c’è

di Vincenzo Paliotto

In casa metelliana il 2008 inizia purtroppo sulla stessa falsariga di come si era chiuso il 2007 e cioè vale a dire tra tanti rimpianti e contraddizioni, talvolta plausibili altre volte assolutamente poco condivisibili. Infatti, la Cavese disputa sul terreno della Cremonese, una delle corazzate del girone, una partita magistrale condita da apprezzabili slanci tecnici ed agonistici non portando a casa, però, neanche un punto, tradita dalla cronica amnesia difensiva dell’ultimo minuto di gioco. Certo che quella aquilotta rimane una situazione complessiva, in tal senso tecnica e societaria, di difficile interpretazione. I biancoblù dimostrano in campo di non essere davvero inferiori a nessuno sul piano del gioco e della vivacità della manovra, ma continuano ad arrancare in classifica, con la dirigenza che improvvisamente latita nelle trattative di mercato, senza dare indicazioni né tantomeno esprimere umori ed intenzioni, anzi facendo intendere addirittura dei repentini ridimensionamenti di bilancio ed ambizioni.
Tuttavia, il calcio, e la Cavese in particolar modo, continuano a rimanere una cosa tremendamente seria e la confusione che si sta creando in città intorno alla squadra non giova praticamente a nessuno. Certo che quando si rimane sconfitti così come è capitato a Cremona c’è ben poco da processare e da recriminare nei confronti di allenatori, direttori e dirigenti. Purtroppo i campionati nati male quasi sempre proseguono così per tutta la stagione. Questa squadra ha si presentato numerose ed anche clamorose lacune di organico e nel tasso tecnico dei suoi giocatori, ma è anche vero che si trascina dietro una sfortuna indicibile da quel maledetto 3 giugno scorso, quando l’impavido Mastronunzio trafisse Mancinelli, interrompendo i sogni di gloria e probabilmente anche qualcosa di più.
Ma ad ogni modo la Cavese è soprattutto questa, squadra di blasone e di grande gloria, destinata a soffrire probabilmente per il troppo amore e per l’eccessivo attaccamento alla maglia. Anche domenica allo Zini di Cremona gli aquilotti sono stati scortati da oltre 200 tifosi in una trasferta lunghissima ed insidiosa in una settimana in cui erano arrivati dalla società segnali tutt’altro che incoraggianti. Tifosi a cui andrebbe spiegato per bene perché il bomber Ercolano deve andar via ad ogni costo, perché il suo trasferimento ha assunto i contorni della telenovela e perché il gigante di Pianura ha voluto comunque giocare la sua ultima partita in biancoblù per salutare degnamente i suoi impagabili tifosi e segnando anche un gol. Misteri del calcio, ovvero del calcio moderno, che ha lasciato da parte oramai ogni possibile sentimento e valore del pallone per asservirsi completamente all’avidità dei procuratori e di quanti gravitano nel business di un calcio inguaribilmente malato.
Tant’è comunque che ci pare che la Cavese abbia pagato già oltremodo in maniera consistente e salata per gli errori commessi. Quello che possiamo auguraci vivamente è che le sfortune e le chiusure di gara maldestre siano finalmente finite. Questa Cavese meriterebbe di più e sicuramente a maggior ragione anche i propri impagabili tifosi, che cercano di capirne di più e soprattutto vorrebbero una squadra limpida nelle idee e nella gestione. Non crediamo sia da parte loro una richiesta esagerata.
Intanto Sergio Ercolano saluta e se ne va alla sua maniera, senza regole e senza compromessi, nel bene e nel male con la schiettezza che lo contraddistingue. Nonostante le vicende legate alla sua cessione, non possiamo che augurargli un prosieguo di carriera ricco di soddisfazioni. Speriamo che nei nostri confronti il suo sia un arrivederci e non un addio. Ciao Ercole, eppure in pochi avevano scommesso su di te, maldicenze del pallone.

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