di Vincenzo Paliotto (Spazio Bianco Blu del 4 Dicembre 2007)
L’atteso derby del Marcello Torre condanna le residue ambizioni di alta classifica della Cavese e rilancia in qualche modo quelle della Paganese nella lotta per la salvezza. Dopo i trionfalismi di domenica scorsa contro il Lecco, la squadra del tecnico di origini argentine naufraga clamorosamente nel catino degli azzurrostellati, che conquistano una vittoria con il minimo sforzo. Certo qualcosa si può addebitare anche alla malasorte, ma questo potrebbe diventare un alibi troppo comodo e ricorrente per una squadra che invece ha avuto il grande difetto di mancare di personalità e di peccare di una illogica presunzione. Gli aquilotti si sono dimostrati in più circostanze decisamente meglio attrezzati rispetto ad altre compagini dal punto di vista tecnico, ma questo non giustifica un rilassamento mentale e di concentrazione che li ha portati poi a perdere contro il fanalino di coda del campionato.
La squadra di Chiappini del resto ha meritato anche il successo pieno, ma ha comunque rivelato limiti tattici e tecnici evidenti. Difficile, dunque, in casa metelliana analizzare una situazione anomala, dove le responsabilità sono evidenti soprattutto per chi scende in campo. Ammazzalorso ha in qualche modo cercato in questi mesi di quadrare il cerchio, ma molte volte si è trovato di fronte a problemi di spogliatoio e di esuberi nella rosa. Raramente qualcuno in questa squadra, se non in poche eccezioni, ha accettato la panchina e di essere messo per un momento da parte con la squadra che ne ha risentito nei momenti topici del campionato. Proprio sul terreno della Paganese il pesante infortunio occorso a Vincenzo Riccio ha fatto saltare i piani tattici di Ammazzalorso, costretto a ripiegare sul volenteroso ma poco lucido Scartozzi. Mentre il sostituto più naturale dell’ex-avellinese Pasquale Catalano non era stato neanche convocato per probabili diatribe interne.
Ma queste sono cose di cui non dovremmo occuparci noi, ma la stessa dirigenza, andata invece incontro ad una settimana campale, in cui tante sono state le sfumature a tinte fosche. Prima la vicenda dei biglietti per la partita abilmente “maggiorati”, quindi il continuo assenteismo in sala stampa dei protagonisti della domenica.
Se alcuni giocatori ed il mister hanno ragione di non voler parlare con alcuni esponenti della carta stampata possono sempre scegliere di farlo con altri in maniera discreta e senza fronzoli.
Insomma non è stata una settimana bella e tranquilla per tutti.
Ma non si può vincere sempre direbbe qualcuno ed allora quale migliore occasione per imbroccare la strada giusta in vista di uno scontro importante, quello di domenica contro il Padova delle grandi firme. Non a caso contro i nomi importanti gli aquilotti riescono dovutamente a ritrovare gli stimoli giusti, anche per sconfessare una volta per tutte l’ipotesi che qualcuno a Pagani si sia venduto la partita.
E questo come commento a margine pesa ancor più che una sconfitta contro l’ultima della classe.
Bisogna saper perdere e riconoscere i propri limiti.
L’atteso derby del Marcello Torre condanna le residue ambizioni di alta classifica della Cavese e rilancia in qualche modo quelle della Paganese nella lotta per la salvezza. Dopo i trionfalismi di domenica scorsa contro il Lecco, la squadra del tecnico di origini argentine naufraga clamorosamente nel catino degli azzurrostellati, che conquistano una vittoria con il minimo sforzo. Certo qualcosa si può addebitare anche alla malasorte, ma questo potrebbe diventare un alibi troppo comodo e ricorrente per una squadra che invece ha avuto il grande difetto di mancare di personalità e di peccare di una illogica presunzione. Gli aquilotti si sono dimostrati in più circostanze decisamente meglio attrezzati rispetto ad altre compagini dal punto di vista tecnico, ma questo non giustifica un rilassamento mentale e di concentrazione che li ha portati poi a perdere contro il fanalino di coda del campionato.
La squadra di Chiappini del resto ha meritato anche il successo pieno, ma ha comunque rivelato limiti tattici e tecnici evidenti. Difficile, dunque, in casa metelliana analizzare una situazione anomala, dove le responsabilità sono evidenti soprattutto per chi scende in campo. Ammazzalorso ha in qualche modo cercato in questi mesi di quadrare il cerchio, ma molte volte si è trovato di fronte a problemi di spogliatoio e di esuberi nella rosa. Raramente qualcuno in questa squadra, se non in poche eccezioni, ha accettato la panchina e di essere messo per un momento da parte con la squadra che ne ha risentito nei momenti topici del campionato. Proprio sul terreno della Paganese il pesante infortunio occorso a Vincenzo Riccio ha fatto saltare i piani tattici di Ammazzalorso, costretto a ripiegare sul volenteroso ma poco lucido Scartozzi. Mentre il sostituto più naturale dell’ex-avellinese Pasquale Catalano non era stato neanche convocato per probabili diatribe interne.
Ma queste sono cose di cui non dovremmo occuparci noi, ma la stessa dirigenza, andata invece incontro ad una settimana campale, in cui tante sono state le sfumature a tinte fosche. Prima la vicenda dei biglietti per la partita abilmente “maggiorati”, quindi il continuo assenteismo in sala stampa dei protagonisti della domenica.
Se alcuni giocatori ed il mister hanno ragione di non voler parlare con alcuni esponenti della carta stampata possono sempre scegliere di farlo con altri in maniera discreta e senza fronzoli.
Insomma non è stata una settimana bella e tranquilla per tutti.
Ma non si può vincere sempre direbbe qualcuno ed allora quale migliore occasione per imbroccare la strada giusta in vista di uno scontro importante, quello di domenica contro il Padova delle grandi firme. Non a caso contro i nomi importanti gli aquilotti riescono dovutamente a ritrovare gli stimoli giusti, anche per sconfessare una volta per tutte l’ipotesi che qualcuno a Pagani si sia venduto la partita.
E questo come commento a margine pesa ancor più che una sconfitta contro l’ultima della classe.
Bisogna saper perdere e riconoscere i propri limiti.
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